martedì 11 ottobre 2016

Revolution Radio

Dopo averci lavorato alcuni giorni, ecco l’ultimate mia recensione sul nuovo album dei Green Day, uscito ufficialmente lo scorso 7 ottobre. Ho ascoltato le canzoni tre volte (una volta senza sapere il testo, una volta con la lyrics davanti e l’ultima con la traduzione), per elaborare ogni singola mini-recensione, so… Enjoy it or die, thanks!


Prima di iniziare due piccole cose: la prima è un ringraziare al blog Covers and Lyrics, di NicaxtraordinaryGirl (andateci anceh per altri testi!). In secondo luogo vi informo che per ogni titolo c’è il link ad un lyric video (tranne Ordinary World: è un video con solo la canzone), che, quando non è stato possibile quello ufficiale, ho allegato il primo che YouTube proponeva (le scritte in rosa, e vale per tutto il blog, indicano dei link).


Quella che inizialmente si presenta come una ballad con un sound che a tratti ricorda Bob Dylan e a tratti i Led Zeppelin, presto esplode in un tripudio di chitarre e batterie. Ricorda, però qualcosa di già sentito, in 21st Century Breakdown, soprattutto nella parte centrale (dove la voce di BeeJ sembra arrivare da lontano, per intenderci), dove sembra davvero See the Light. Come sempre, quando leggo poi il testo della canzone, apprezzo quest’ultima maggiormente. E’ una fedele serie di immagini, in questo, devo dire, è un’anticipazione di tutto l’album, nel quale viene illustrata la situazione odierna. Davvero geniali sono i versi “There's a soldier that’s freaking out / P.S.*: this is war!”. Tutto sommato, forse più grazie al testo che non alla musica, è un buon inizio di disco.


Bang Bang ha un ritmo più deciso, più "old style", che, personalmente trovo buono. Una sorta di rivisitazione di quel vecchio sound in chiave un po' più moderna (più vicina alle "nuove leve"?). Il testo mi piace, perchè, in un momento delicato come questo, non ha paura di dire cosa accade, senza mezzi termini, di portarci con fermezza alla realtà. Insomma, BeeJ non ha mai negato di odiare Trump e, sebbene non l’abbia scritta per questo particolare individuo, non gli spiace affatto che i riferimenti sembrino proprio contro di lui, credo. Buon lancio per l’album.


Revolution Radio ha un ritmo che, certamente, ricorda i loro "anni d'oro" (American Idiot e 21st Century Breakdown), ma non mi ha convinta del tutto. Il testo, invece, molto più convincente: lo vedo cantato da un Billie Joe in testa ad una manifestazione, carico e contento di poter scuotere con le sue parole, animi che amano svegliarsi al suono, potente, di esse. E’ stato un colpo di maestro inserirla (e farla uscire) dopo Bang Bang.


Questa canzone fortemente romantica mi ha davvero stregato fin dal primissimo. Cosa intendo con romantica: beh, naturalmente una concezione più ampia del termine, che non si limita solamente alla concezione amorosa (insomma, non per niente ho fatto il classico, che diamine!). Ossia, lo sguardo verso il passato è un continuo alternarsi tra emozione per il ricordo del primo amore e malinconia al ricordo di quel periodo. Il connubio tra testo e musica è notevole.


La prima cosa che ho pensato ascoltandola è stata: Billie Joe l’ha scritta per cantarla dal vivo. Le immagini di lui che, con la sua chitarra, si muove su e giù per il palco, la sua solita faccia “da live” (mezza sfida con il pubblico, mezzo divertimento) e dietro Mike, incollato al suo basso, a fargli la seconda voce. In realtà, se devo essere sincera, è stata la seconda cosa a cui ho pensato. Sì, perchè la prima è stata una fortissima sensazione di déjà-vu: mi ha ricordato troppo Know Your Enemy e, a tratti, Horseshoes and Handgrenades. Con questo, in realtà, non ho nulla da ridire sulla canzone, che trovo davvero divertente ed insolente, perfettamente in Green Day’s style. Un ritorno alle origini da riascoltare anche qualche volta di seguito, perchè no?


Mamma mia. Ero neanche a metà del primo ritornello che ho iniziato quasi a piangere, mi ha tirato fuori sentimenti che scaturivano direttamente dalla pancia, quasi primordiali, se vogliamo. E' di una potenza unica, la voce di BeeJ è qualcosa di davvero speciale. Era da tanto che non provavo queste sensazioni al primo ascolto di una canzone dei Green Day, lo ammetto. Inoltre, ti fa proprio venire voglia di cantarla, di conoscere il testo per cantarlo assieme a lui. E proprio per quanto riguarda il testo: quando l'ho letto avevo già ascoltato la canzone e già mi aveva coinvolta molto profondamente. E dopo averlo letto di certo non mi è piaciuta meno la canzone, anzi, era così intimo e sentito (riferimenti sia al suo abuso di droghe, sia alla sua vita in generale con gli accenni alla sua infanzia e adolescenza senza il padre e la madre sola a crescere la famiglia), che ho subito capito perché fin da subito, la sua voce, il modo in cui cantava ogni strofa, entrasse così dentro e fosse così immediato. Semplicemente fantastica.


Finalmente, finalmente, finalmente. Finalmente cosa?, vi chiederete. Well, una bella canzone incazzata. Una canzone incazzata e potente. Nelle chitarre che esplodono si da subito, nella batteria che accompagna magnificamente e che sembra incitare a battere le mani come se marciassimo a ritmo di essa, nella voce, nelle parole. Un’altra canzone antemistica, che vedresti bene in una manifestazione potente, quelle politicamente scorrette, tanto che diverrebbe quasi paradossale, parlando essa proprio di violenza stupida, che ferisce. Mi è piaciuta, perchè si è ritornati a quei Green Day che si possono capire solamente nel contesto dell’intero album.


Se con la canzone prima ero stata davvero felice per quel bel ritorno alla “golden age”, questa canzone, che mi ha riportato alla mente la Trilogia (ossia, gli album Uno, Dos e Trè), non mi è piaciuta un granchè. Sebbene la musica fosse abbastanza divertente, il testo non mi diceva nulla, per il semplice motivo che mi sembrava… non dicesse nulla. Il vuoto cosmico. Ho ancora un grande “Boh?” nella testa…


Altra canzone molto divertente da ascoltare e che non vedi l’ora di imparare per poterla cantare assieme a loro. Vecchie reminiscenze, non dai soliti due album, bensì da Nimrod e Warning, che in fondo che altro sono se non, musicalmente parlando, l’utero (In Utero? O.O) di American Idiot e 21st Century Breakdown? (Sì, c’è una canzone in particolare, che, però, adesso mi sfugge… Quando mi verrà in mente sarete informati) Anche nei temi, o meglio, nel modo di affrontare i temi (lo ricorda bene anche Billie Joe: non sono più ragazzini!), è più scanzonata, quasi giovanile. Mi diverte e si ascolta con piacere!


Ma quanto diamine è bella? Aspettate che vado a vedere quante volte ho già scritto questa frase… Battute a parte, il ritmo è qualcosa di diverso, o sbaglio? Mi sembra qualcosa di nuovo e, non vorrei azzardare troppo, maturo? Mi piace questo stile e ne sono davvero colpita. Sono arrabbiati, sì, certo (quando non lo sono in fondo?), ma con più maturità, con un non-so-che in più. L’ho sentita molto vicina, so… Inutile dire che mi sia piaciuta.


Bella e non scontata in nessun punto. Una mini-mini opera punk, forse. I cambi di ritmo riportano alle più lunghe Jesus of Suburbia e Homecoming, questa volta non per somiglianza di suoni, ma per struttura, naturalmente, e fluidità di passaggio tra un “atto” all’altro. Ho adorato la terza parte (a reprise di Somewhere Now), che mi ha fatto saltare alla mente, chissà perchè (forse la chitarra così “nuda”) The End dei Doors. Ho amato la voce di Billie così perfettamente “accordata” gli strumenti (superba con la batteria, in particolare, ma anche con la sua chitarra). Il testo è completamente lui. Voglio dire, so che è assurdo parlare in questo modo di una persona che neanche conosco, però, mi permetto, come penso la maggior parte dei fan, di avere la pretesa di conoscerlo attraverso le sue canzoni se (spero!) egli vi abbia messo dentro se stesso, come sembra fare. Conosco abbastanza la sua discografia per poter dire ciò, mi sembra (non vorrei, naturalmente apparire arrogante, ma se siete arrivate a leggere fin qua, penso che capire il concetto che sto esprimendo). Mi è piaciuta, perchè si è sentita la mancanza di una canzone più lunga e più compiuta da questo punto di vista.


La calma dopo una rivoluzione. La rivoluzione della potentissima canzone precedente, ma di tutto l’album. Aveva un non so che di Dylaniano (inteso come Bob Dylan, non Dylan Dog, naturalmente...), mancava solo una bella armonica a bocca. Delicata, quasi una primavera che ritorna dopo una lunga battaglia invernale. Le corde che della chitarra che suonava, sembrava le suonasse direttamente dal mio petto ed è stato commovente e bellissimo. Una sana presa di coscienza, che non serve a farci indignare (già visto, già fatto con le canzoni precedenti), nè, tantomeno, rassegnarci. Godiamoci ciò che abbiamo, in un mondo normale. Un moderno carpe diem, inno all’importanza della nostra vita nella fugacità di essa, forse con quel pizzico di malinconia che non ci spiace affatto.

2 commenti:

  1. Recensione ben fatta complimenti!
    Quest'ultimo album sembra quasi un ritorno ai... vecchi Green Day... con un pizzico di maturità, forse...
    Comunque io amo anche quell'altro Dylan... Dog, naturalmente!!! :D

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    Risposte
    1. Grazie per la recensione ^_^ Sono contenta di aver espresso chiaramente tutti i concetti e che siano arrivati. Faccio un bel sospiro di sollievo!
      Contenta anche che sia piaciuta la semi-citazione "Dylaniata"!

      Un bacio :*
      Iatra

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